logo
  • Maternità surrogata+380634998673
    • 2016/10/26

    Fecondazione in Vitro: il riposo non aiuta l’impianto degli embrioni

     

    Una preghiera indiana recita:

    “Dio dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare;

    il coraggio di cambiare quelle che posso;

    e la saggezza di capirne la differenza.”

    La domanda più frequente che ci viene rivolta al momento del transfer di embrioni dopo una FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) o un ICSI (Intracytoplasmatic Sperm Injection) è: “Come mi devo comportare? Quali cose posso o non posso fare? Può farmi un certificato per stare a casa dal lavoro?

    Spesso le donne sono terrorizzate che alcune azioni possano provocare la “caduta” o il “distacco” degli embrioni dall’utero.

    Alcune trascorrono il periodo sino al test di gravidanza a riposo assoluto, in casa, magari spinte dal marito o dai familiari e purtroppo ancora molti medici rinforzano questa credenza.

    La realtà è che il riposo non aiuta gli embrioni ad impiantarsi: tutti gli studi e le evidenze scientifiche lo provano senza dubbi.

    Il corpo umano è stato ben progettato e gli embrioni non “cadono” dall’utero perché si starnutisce o si passeggia: la realtà è che l’impianto è ancora un fenomeno in gran parte sconosciuto e c’è poco che noi possiamo fare per influenzare questo evento.

    E’ duro attendere due settimane l’esito di un processo così impegnativo fisicamente e psicologicamente come la FIVET: la tensione è molto forte, qualsiasi piccolo cambiamento fisico viene amplificato; la “reclusione volontaria“ in casa davvero non aiuta.

    Agli albori delle tecniche di fertilizzazione in vitro, quando le tecniche di recupero degli ovociti erano ben più invasive si iniziò a prescrivere il riposo per aiutare il recupero post-chirurgico recupero che avrebbe dovuto, ipso facto, aiutare l’impianto. Poco si conosceva dei misteriosi meccanismi dell’impianto in particolare alla luce delle modeste percentuali di successi dei primi anni.

    Man a mano che le tecniche di recupero ovocitario evolvevano e divenivano meno invasive ci si domandò l’effettiva necessità di imporre un forzato periodo di riposo, di durata variabile sino ai 14 giorni necessari per avere l’esito del trattamento.

     

    In realtà è stato ampiamente dimostrato che il riposo di ventiquattro ore dopo transfer non è associato ad un maggiore successo rispetto ad un riposo di 10 minuti: “le donne, pochi minuti dopo il trasferimento degli embrioni, possono alzarsi, svuotare la vescica, e tornare a casa senza che ciò interferisca con l’impianto. Nessuna restrizione delle abituali attività è necessaria”.

    Nel 2004 il National Institute of Clinical Excellence (NICE) emise questa raccomandazione (grado A): 1.11.9.4 : “Le donne devono essere informate che il riposo dopo il transfer non aumenta le possibilità d’impianto nella fecondazione in vitro“.

    L’esame di quattro studi correttamente randomizzati presi in esame dalla Cochrane Library evidenziava chiaramente che non vi era nessuna differenza nella riuscita del trattamento tra pochi minuti di riposo e un riposo prolungato (OR 1.13;95% CI 0.77 – 1,67), ma anche che non vi era nessuna differenza tra nessun riposo e 30 minuti di riposo (OR 1.00; 95% CI 0,54 – 1,85).

     

    Alimentare il mito che il riposo sia necessario per l’impianto degli embrioni contribuisce a favorire i sensi di colpa delle donne: “è andata male perché ho fatto degli sforzi”; “non ho potuto evitare di andare al lavoro in treno, sicuramente le vibrazioni hanno ostacolato l’impianto…” e a generare maggiore stress in quelle donne che non si possono permettere una lunga astensione dal lavoro. Inoltre stare a riposo, chiuse in casa, aumenta l’ansia dell’attesa del risultato.

    Segnalazioni recenti inoltre ci dicono che le donne che riprendono un’attività fisica moderata hanno più possibilità di gravidanza e di buon proseguimento della stessa rispetto alle donne che rimangono ferme “in cova”.

    Se queste sono le evidenze come mai molti medici e il personale sanitario che si occupa di infertilità è così restio ad abbandonare questo mito e ad applicare al comportamento post transfer i criteri della medicina scientifica? A volte, quando una credenza è tanto radicata, ci vuole un po’ di coraggio, bisogna prendere del tempo a spiegare ed informare, ma alla fine avremo fatto un favore alle nostre pazienti “liberandole” da un periodo di inattività per lo più inutile e forse anche dannoso.

Comments Box SVG iconsUsed for the like, share, comment, and reaction icons

Facebook Posts

In BioTexCom, il tea

In BioTexCom, il team medico rappresenta molto più di un insieme di specialisti: è un gruppo di professionisti altamente qualificati, con anni di esperienza nel supportare famiglie provenienti da tutto il mondo.

I nostri medici uniscono competenze scientifiche solide, tecnologie all’avanguardia e un approccio umano attento e premuroso.
Hanno contribuito alla nascita di migliaia di bambini, offrendo un percorso sicuro, affidabile e orientato ai risultati.

La loro dedizione, la loro professionalità e il loro impegno quotidiano garantiscono ai nostri pazienti fiducia, serenità e un’assistenza medica di livello internazionale.

Perché in BioTexCom sappiamo che ogni storia di successo nasce dal lavoro di un team medico che si dedica completamente ai genitori e ai loro sogni.
... Vedi altroVedi meno

23 hours ago
Visualizza i commenti likes 0 Condivisioni: 1 Commenti: 0
Da BioTexCom, le nos

Da BioTexCom, le nostre babysitter rappresentano il primo abbraccio e la prima percezione di sicurezza per ogni neonato. Nella baby room, ciascun bambino riceve un’assistenza costante e personalizzata, garantita da professionisti che ne conoscono le esigenze fin dai primi giorni di vita.

L’ambiente è progettato per assicurare il massimo benessere: standard igienici rigorosi, monitoraggio continuo 24 ore su 24 e presenza medica immediatamente disponibile. Durante il periodo in cui i genitori sono in viaggio o stanno completando le procedure documentali, i loro bambini sono affidati a personale attento, preparato e dedicato.

In BioTexCom, ogni neonato cresce in un contesto sereno e protetto, circondato da persone che svolgono il proprio lavoro con competenza e autentica dedizione.
... Vedi altroVedi meno

2 days ago
Visualizza i commenti likes 7 Condivisioni: 0 Commenti: 0

L’importanza degli esami per madri surrogate e donatrici

Gli esami medici per le madri surrogate e le donatrici rappresentano un passaggio fondamentale in ogni programma di riproduzione assistita. Da questi controlli dipende non solo la possibilità di partecipare ai diversi protocolli, ma anche la scelta della stimolazione ormonale o del trattamento più adatto.

Un’analisi accurata dello stato di salute, dell’equilibrio ormonale e dell’idoneità riproduttiva permette ai medici di prevenire rischi, garantire sicurezza e definire un percorso terapeutico personalizzato. Solo attraverso una valutazione clinica completa è possibile assicurare che ogni donna coinvolta—sia come donatrice sia come madre surrogata—possa partecipare in modo responsabile, sicuro ed efficace.

Gli esami non sono dunque una semplice formalità, ma il fondamento di un trattamento di qualità, che tutela sia la salute delle partecipanti sia il buon esito del programma.
... Vedi altroVedi meno

3 days ago
Visualizza i commenti likes 5 Condivisioni: 0 Commenti: 0
Load more